Mondo

Pacifisti fra marce e sit in. Quelli che la guerra non s’ha da fare

Iraq. Mentre Berlusconi promette a Bush l’appoggio militare contro Saddam e uomini per l’Afghanistan, cresce il numero di chi si oppone al conflitto. Da Casarini a Don Ciotti

di Ettore Colombo

Il fronte che si oppone alla guerra, proclamata, anche se non ancora dichiarata, dall?asse Bush-Blair con Berlusconi ruota di scorta, all?Iraq è ampio e tendenzialmente maggioritario, nel Paese. Ma se fino a poche settimane fa, il dominio incontrastato delle iniziative contro la guerra apparteneva alla galassia no global, oggi le cose sono cambiate, essendo scese in campo realtà da questi ultimi ben diversi per storia e peso, dalla Tavola della pace al cartello delle Sentinelle del mattino, da Lilliput alla Compagnia delle opere, e la stessa Chiesa. Non senza sottili distinguo, polemiche sotterranee e diversità di accenti che dividono, anche nelle parole, i moderati, che si mobilitano «per la pace», dai più radicali che si battono «contro la guerra». Differenze evidenti anche nelle scelte dei prossimi appuntamenti, marce e mobilitazioni pacifiste. In concomitanza con il grande appuntamento del Social forum europeo, già previsto da tempo (Firenze, 6-9 novembre), proprio nel suo giorno di chiusura, sabato, il movimento no global ha deciso d?indire un grande corteo contro la guerra. Della manifestazione, per ora, si sa solo che sarà imponente, che attraverserà il centro storico della città fiorentina, e che la sua ala più radicale e vicina ai centri sociali (le ex Tute bianche di Genova), guidata da Luca Casarini, ha promesso, per l?occasione, «azioni, e non solo parole, conflittuali e disobbedienti». Il tutto per la gioia incontenibile del centrodestra locale e nazionale che già teme «tumulti di piazza» e strepita, chiedendo la creazione di nuove «zone rosse» al fine di preservare «i tesori artistici fiorentini», non fosse altro che per creare imbarazzi e difficoltà al centrosinistra locale. Il raduno fiorentino è preceduto, inoltre, sabato 5 ottobre, da mobilitazioni in molte città e piazze italiane, sempre convocate dai Social forum, locali questa volta, cui hanno aderito alcune forze politiche dell?Ulivo (Pdci, Verdi, sinistra Ds) e, naturalmente, il Prc (il cui segretario Fausto Bertinotti ha persino invocato la rinascita dei Partigiani della pace, di staliniana memoria). Dall?altra parte, forte di sondaggi che vedono la stragrande degli italiani contrari alla guerra, si è recentemente saldato un fronte che unisce Emergency di Gino Strada, Libera di don Luigi Ciotti, la Rete Lilliput fondata da padre Alex Zanotelli, la Tavola della pace, che raccoglie da sola più di 150 organizzazioni pacifiste ed è guidata da Flavio Lotti, e personalità del peso di Sergio Cofferati, ormai ex segretario Cgil che però non intende ritirarsi a vita privata. I promotori di tale cartello, pur aderendo, in alcuni casi, ai cortei dei no global, hanno proposto diverse forme d?iniziativa. Da un lato raccogliendo e avendo già spedito ai parlamentari le 140mila firme di un appello per la pace; dall?altro, appellandosi a «tutti i cittadini», chiedono loro d?appendere «stracci di pace alle giacche e alle finestre per tenere fuori l?Italia dalla guerra». In agenda, il 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione dei diritti dell?uomo, sit in di Emergency e, forse, entro ottobre, un?edizione straordinaria della Marcia della pace, a seconda degli eventi. Punto questo su cui però i frati del Convento di Assisi non sono d?accordo: negano di prevedere l?organizzazione di un?edizione straordinaria della Marcia, anche se, fa notare Flavio Lotti, «hanno firmato anche loro l?appello e condividono il nostro percorso».


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